15 Marzo: Long Covid Day. Il Gemelli capofila mondiale nel Long Covid Pediatrico
Al Policlinico Gemelli fino a oggi seguiti 3900 pazienti
adulti e 230 pediatrici con Long Covid
L’11 marzo del 2020 l’OMS dichiarava il Covid una pandemia.
E mentre oggi il mondo fa ogni sforzo possibile per gettarsi alle spalle la
fase acuta di questo disastro, la rivista scientifica Lancet ci ricorda che
almeno 65 milioni di persone convivono con il ‘Long Covid’, una condizione
multisistemica debilitante che devasta la qualità di vita di molti, per mesi o
anni. Il Long Covid è molto democratico, è colpisce sia grandi che piccoli,
forse addirittura il 10-20% di chi ha superato un’infezione da SARS CoV-2,
anche di grado lieve. E per tenere ben in vista il problema, un movimento
lanciato da Angela Laffin, paziente con Long Covid della prima ondata, ha deciso
di istituire per il 15 marzo, il Long Covid Awareness Day (Giornata
internazionale della consapevolezza sul Long Covid). La Giornata viaggerà sui
social con gli hashtag #LongCovidAwarenessDay
e
#LongCovid che accompagneranno immagini di attività che le persone
con Long Covid non riescono più a svolgere. Il simbolo della
giornata, disegnato da Tracey Thomson, è un ‘fiocchetto’ a tre colori: grigio
come la tristezza della pandemia, nero della solitudine e verde acqua a
simboleggiare la speranza.
Le cause del Long Covid non sono note, ma ricercatori
di tutto il mondo sono impegnati a far luce su questa misteriosa condizione.
Anche l’1% circa dei bambini riduci da un’infezione da SARS CoV-2
sviluppa segni e sintomi, riconducibili al quadro del Long Covid. Fino a poche
settimane fa però l’OMS aveva messo a punto una definizione ufficiale di long
Covid solo per gli adulti. “E la mancanza di una definizione pediatrica –
ricorda il dottor Danilo Buonsenso, dirigente medico presso la UOC di
Pediatria della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS,
docente di Pediatria all’Università Cattolica ed esperto mondiale riconosciuto
di Long Covid pediatrico - ovviamente creava tutta una serie di limitazioni per
il riconoscimento della malattia in questa fascia d’età, ma anche in ambito di
ricerca per la standardizzazione dei lavori, le classificazioni, ecc. Per
questo motivo – prosegue Buonsenso - l’OMS qualche mese fa ha organizzato un
tavolo di ricerca che ha coinvolto esperti nella gestione del Long Covid da
tutto il mondo, oltre a genitori e pazienti stessi, per sviluppare un processo
attraverso il quale si è arrivati alla definizione di Long Covid pediatrico,
che è stata pubblicata lo scorso febbraio sul portale
dell’OMS. Anche noi del Gemelli siamo stati coinvolti in questo tavolo di
lavoro essendo stati il primo centro al mondo a segnalare l’esistenza del
Long Covid in età pediatrica e a pubblicare le prime evidenze di una certa
rilevanza sul tema”.
La definizione dell’OMS. Si parla di long Covid in
età pediatrica quando bambini, sani prima del Covid, sviluppano segni e
sintomi persistenti per almeno 2 mesi dopo l’infezione, legati a
problematiche di salute nuove, non spiegabili da altre diagnosi. Questi sintomi
comprendono astenia cronica, facile affaticabilità, problemi cognitivi,
vuoti di memoria, dolori muscolo-scheletrici, problematiche cardiache
(dolori toracici, alterazioni del ritmo cardiaco, miopericarditi, ecc) e
soprattutto una scarsissima tolleranza a sforzi anche lievi. “Vediamo ragazzi
che praticavano sport più volte al giorno e che dopo il Covid presentano una
facile affaticabilità, anche solo facendo un piano di scale. Ad oggi – ammette
il dottor Buonsenso - non abbiamo una terapia perché non sappiamo ancora
come mai alcuni pazienti sviluppino il Long Covid. Ma il nostro e altri gruppi
stanno lavorando allo studio di nuovi biomarcatori di Long Covid. Dai
dati preliminari al riguardo siamo abbastanza ottimisti; nei prossimi mesi
riusciremo a capire meglio perché alcuni pazienti sviluppano il long Covid e
altri no. Al momento non c’è ovviamente una terapia specifica quindi offriamo
trattamenti personalizzati in base alle problematiche principali riscontrate,
paziente per paziente. Nei bambini con cefalee croniche si attivano i percorsi
terapeutici tipici delle cefalee croniche in età pediatrica; per quelli con
alterazioni del ritmo cardiaco, è prevista la somministrazione di farmaci
anti-aritmici; per quelli con miocardite cronica o vascolari, la terapia
antiaggregante o anticoagulante. Sono infine allo studio alcune terapie per
l’astenia”.
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