lunedì 24 aprile 2023

PONTI DI PRIMAVERA, BOOM DEL TRENO


Il treno sempre di più nelle preferenze degli italiani che lo scelgono per trascorrere i ponti di primavera lontano da casa. 

Il mezzo più antico si sta rivelando essere il più ecologico, pratico, comodo ed in grado di raggiungere velocemente le località turistiche senza l'assillo delle code in autostrada o degli estenuanti check in aeroportuali. Rispetto allo scorso anno, Trenitalia ha registrato un significativo +15% di prenotazioni, segnale di una decisa inversione di tendenza nelle scelte di trasporto degli italiani. per far fronte a queste richieste il vettore ha deciso di rafforzare l'offerta Alta velocità con 18mila posti in più. Anche i regionali e gli intercity con il potenziamento dei treni notturni

Ma andiamo a vedere  nel dettaglio l'offerta di Trenitalia.

Oltre 18mila posti in più sui Frecciarossa per soddisfare la domanda dei vacanzieri che hanno scelto il treno per viaggiare durante i ponti di primavera legati alle festività del 25 aprile, del 1° maggio e del 2 giugno.

L’alta Velocità di Trenitalia, società capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS, ha attivato 40 ulteriori collegamenti per l'intero periodo, caratterizzato da un flusso di viaggiatori in crescita di oltre il 15% rispetto allo scorso anno. Sui treni del Regionale si stima un flusso di 4,5 milioni di viaggiatori. Più di 250mila, inoltre, le prenotazioni effettuate sui treni Intercity nel periodo 21-25 aprile a cui si sommano ulteriori 50mila prenotazioni per i treni EuroCity da e per la Svizzera e i treni Euronight dalla Germania e dall’Austria.
 

Le soluzioni dell’Alta Velocità

Frecciarossa, eccellenza del Made in Italy, viaggerà tra Milano, Roma e Napoli, nelle giornate e nelle fasce orarie a più alta richiesta, in doppia composizione: una soluzione che permette di raddoppiare i posti disponibili per i viaggiatori. Incremento di posti anche sulle tratte da Roma per il Sud, nello specifico Puglia e Calabria.

Tra le novità, il ritorno del Frecciarossa notturno tra il Nord Italia e la Calabria, che viaggia di notte con il comfort e i servizi Frecciarossa. Per le festività di primavera, inoltre, lungo la costa Adriatica, saranno attivi sette nuovi collegamenti di rinforzo tra Milano e Pescara. Grazie alla capillarità dei collegamenti intermodali sarà possibile raggiungere le città d’arte Matera, Assisi e Perugia con i Freccialink, ovvero il servizio realizzato con autobus di nuova generazione in connessione con i treni Frecce. In alcuni giorni specifici ci saranno corse anche per Pompei e Sorrento.

 

Sul Regionale verso le città d’arte e il mare

Molteplici le idee di escursioni con il Regionale di Trenitalia: grazie ai servizi integrati con pullman o traghetti è possibile raggiungere la spiaggia di Bibione o l’isola d’Elba, il centro di Taormina o quello di Spoleto, la Valle dei Templi o la Baia di San Fruttuoso; oltre 600 località di interesse turistico facilmente raggiungibili con i servizi regionali. Particolarmente apprezzati in questi giorni i collegamenti verso le città d’arte e la Liguria, anche grazie ai “Treni del mare” che fino al 24 settembre viaggeranno tra Lombardia e Liguria.  Si tratta di ventuno collegamenti regionali in più nei fine settimana, dieci il sabato e undici nei giorni festivi, frutto della collaborazione fra Trenitalia, Trenord, Regione Liguria e Regione Lombardia. Un’offerta raddoppiata rispetto allo scorso anno che consente alla clientela lombarda di raggiungere le riviere liguri di Levante e di Ponente.

 

Intercity per chi viaggia sulle lunghe distanze

Potenziati i collegamenti Intercity notte sulla riviera adriatica (linea Milano-Lecce e Torino-Lecce) con carrozze aggiuntive su tutti e sei i collegamenti programmati a beneficio di chi si muove sulle lunghe distanze. Un’offerta integrata e capillare dal nord al sud Italia con 100 collegamenti giorno e 24 collegamenti notte.

Dal 1° aprile, infine, l'Eurocity già attivo tra Zurigo e Genova è stato prolungato fino a Sestri Levante con fermata intermedia a Santa Margherita Ligure-Portofino il sabato e la domenica: nuove opportunità di viaggio per chi, dalla Lombardia e dalla Svizzera, sceglie di venire in Liguria in treno per sfruttare al meglio le vacanze pasquali e i ponti di primavera. 


lunedì 3 aprile 2023

KRESSECCO, BORDOLINO E PROSEK: LA CANTINA DEGLI ORRORI

 VINITALY: COLDIRETTI, DA ETICHETTE A FALSI, LA CANTINA DEGLI ORRORI




Chi farebbe un bel aperitivo a base di Kressecco o pasteggerebbe con un finto rosè fatto con la polverina per poi concludere il pasto con un bicchierino di Marsala made in USA?

 Non bastavano il parmesan e i suoi fratelli ad insediare la cultura gastronomica italiana. Anche il vino, grande eccellenza del Belpaese, è sotto attacco da parte dei pirati della contraffazione. Una vera e propria "cantina dell'orrore" quella che Coldiretti ha svelato al Vinitaly in corso a Verona in questi giorni. 


Dalle etichette allarmistiche ai wine kit, dai falsi al taglio dei fondi per la promozione, il vino italiano è sotto attacco con ripetuti blitz a livello comunitario che penalizzano il settore come il via libera concesso all’Irlanda ad adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze “terroristiche”. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione di Vinitaly 2023 di Verona dove è stata aperta la prima cantina degli orrori con gli esempi più eclatanti degli attacchi al vino.

 

Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. E’ infatti del tutto improprio – precisa la Coldiretti – assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino. Un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che – sostiene la Coldiretti – fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia e le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso.

 

Ma il vino Made in Italy – spiega Coldiretti – deve affrontare anche altri attacchi. Un esempio è la scelta della Ue di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol anche nei vini a denominazione di origine. In questo modo viene permesso ancora di chiamare vino un prodotto – sottolinea la Coldiretti – in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino.

 

Si tratta di un precedente pericoloso che apre la strada all’introduzione di derive che mettono fortemente a rischio l’identità del vino italiano, che è la principale voce dell’export agroalimentare nazionale” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “è in atto una demonizzazione indiscriminata, pilotata da alcune multinazionali, che punta ad affermare un nuovo modello alimentare e culturale che danneggia il settore e mette in discussione storia, cultura e valori fortemente radicati nel cibo e nei vini made in Italy, la dieta mediterranea stessa, patrimonio Unesco e il consumo moderato e responsabile che contraddistingue il vino in Italia”.

 

Ma tra le pratiche discutibili c’è anche lo zuccheraggio del vino – spiega la Coldiretti – che è ad esempio permesso nell’Unione Europea ad eccezione di Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Malta e in alcune aree della Francia che rappresentano però circa l’80% della produzione comunitaria.

 

Negli Stati Uniti – riferisce la Coldiretti – è addirittura consentita l’aggiunta di acqua al mosto per diminuire la percentuale di zuccheri secondo una pratica considerata una vera e propria adulterazione in Italia. Miscele di vini da tavola bianchi e rossi per produrre un “finto rosè” vietate in Europa sono possibili invece in Nuova Zelanda e in Australia. L’Unione Europea però – continua la Coldiretti – ha dato il via libera anche al vino senza uva con l’autorizzazione alla produzione e commercializzazioni di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva come lamponi e ribes molto diffusi nei Paesi dell’Est.

 

L’ultima frontiera dell’inganno – continua la Coldiretti – è nella commercializzazione molto diffusa, dal Canada agli Stati Uniti fino ad alcuni Paesi dell’Unione Europea, di kit fai da te che promettono il miracolo di ottenere in casa il meglio della produzione enologica Made in Italy, dai vini ai formaggi. Si tratta di confezioni che grazie a polveri miracolose promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Lambrusco o Montepulciano. Il problema non è legato solo all’utilizzo delle pregiate denominazioni del Belpaese poiché in base alla normativa europea del vino, non è possibile aggiungere acqua nel vino o nei mosti.

 

Ma a pesare sono anche i rischi legati alle richieste di riconoscimento di denominazioni che evocano le eccellenze Made in Italy – ricorda Coldiretti – come nel caso del Prosek croato, un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia, contro la cui domanda di registrazione tra le menzioni tradizionale l’Italia ha fatto ricorso, in virtù del fatto che potrebbe danneggiare il Prosecco.

 

Quello dei falsi resta comunque un mercato molto florido dove i rischi riguardano l’utilizzo delle stesse o simili denominazioni o simili per indicare prodotti molto diversi. Dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco tedesco, ma ci sono anche il Barbera bianco prodotto in Romania e il Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense tra le contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi che – conclude la Coldiretti – complessivamente provocano perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali alle produzioni Made in Italy.


giovedì 16 marzo 2023

ZUCCHERO AMARO! IL PREZZO VA A + 55%

 


"Un caffè amaro come la vita" solevano dire i nostri vecchi quando ordinavano la bevanda nazionale senza zucchero. Sembra essere questo il destino di molti consumatori perchè i prezzi dello zucchero come quelli dell'olio di semi e quello di girasole , secondo l'ultimo rapporto di Coldiretti, sono impazziti anche a causa del conflitto in Ucraina. Ma andiamo a vedere nel dettaglio quanto riferiscono i nostri agricoltori. 

INFLAZIONE: COLDIRETTI, CON +55% PREZZI ZUCCHERO VOLA CARRELLO

SPESA PER GLI ALIMENTARI CRESCE IN CONTROTENDENZA

 

In controtendenza all’andamento generale accelerano i prezzi dei beni alimentari che aumentano in media del 12,9% con punte massime del 55% per lo zucchero di cui l’Italia è fortemente deficitaria e del 44% per l’olio di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati Istat sull’inflazione che a febbraio scende in media al 9,1%.

 

Ad aumentare – sottolinea la Coldiretti – sono sia i prezzi degli alimentari non lavorati (+8,7%) che soprattutto quelli lavorati (+15,5%) che risentono del balzo dei costi di produzione legati alla trasformazione e dal confezionamento. Le difficoltà si estendono infatti dalle tavole dei consumatori alle imprese per le quali si sono registrati nell’anno di guerra aumenti dei costi dal vetro alle etichette, dal cartone ai barattoli di banda stagnata, dai mangimi al gasolio, secondo l’analisi Coldiretti.

 

Per difendersi dagli aumenti 8 italiani su 10 (81%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, secondo l’analisi Coldiretti/Censis che evidenzia come siano cambiati anche i luoghi della spesa con il 72% degli italiani che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione. Le famiglie infatti – sottolinea la Coldiretti – vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti.

 

La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”.

 

Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro – precisa Prandini – progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che – conclude Prandini – ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali.

 


mercoledì 15 marzo 2023

ALTRO CHE CRISI! sono oltre 417mila le assunzioni previste dalle imprese a marzo


 Buone notizie dal mondo delle imprese, la richiesta di assunzioni continua, a certificarlo sono Unioncamere ed Anpal nel Bollettino del Sistema informativo Excelsior.


Lavoro: sono oltre 417mila le assunzioni previste dalle imprese a marzo

In aumento il fabbisogno di giovani e di lavoratori immigrati

 

Roma, 15 marzo 2023 – Sono oltre 417mila i contratti programmati dalle imprese nel mese di marzo e sono circa 1,3 milioni quelli previsti per il trimestre marzo-maggio, con un incremento della domanda di lavoro pari a quasi 59mila unità rispetto a marzo 2022 (+16,3%) e 143mila unità sul corrispondente trimestre 2022 (+12,6%). In aumento la domanda di giovani che passa da 101mila entrate programmate di marzo 2022 alle 132mila entrate previste per il mese in corso. Aumenta anche la richiesta di lavoratori immigrati, attestandosi a quasi 79mila entrate mentre erano poco più di 60mila a marzo 2022. A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal[1].

L’industria nel suo complesso è alla ricerca di 135mila lavoratori per il mese di marzo che salgono a 385mila nel trimestre marzo-maggio. Per il manifatturiero, che è alla ricerca di 87mila lavoratori nel mese e di 249mila nel trimestre, le maggiori opportunità di lavoro riguardano le industrie della meccatronica che ricercano 23mila lavoratori nel mese e 64mila nel trimestre, seguite dalle industrie metallurgiche (18mila nel mese e 52mila nel trimestre) e da quelle alimentari (11mila nel mese e 32mila nel trimestre). Si mantiene elevata anche la richiesta proveniente dal comparto delle costruzioni: 48mila i contratti di assunzione programmati per marzo e 136mila fino a maggio. Per quanto riguarda i settori del terziario sono 283mila i contratti di lavoro che le imprese intendono attivare a marzo e oltre 891mila quelli previsti nel trimestre marzo-maggio. Il turismo sta offrendo le maggiori opportunità di impiego nei servizi con oltre 70mila lavoratori ricercati nel mese e 261mila nel trimestre, seguito dal commercio (57mila entrate programmate nel mese e 165mila nel trimestre) e dai servizi alle persone[2] (43mila nel mese e 132 nel trimestre).

Si attesta complessivamente al 47,4% la quota di assunzioni di difficile reperimento (+6,3 p.p. rispetto ad un anno fa), soprattutto a causa della mancanza di candidati per ricoprire le posizioni lavorative aperte. A incontrare le maggiori difficoltà di reperimento sono i settori legno-arredo (59,2%), costruzioni (58,5%), metallurgia (58,3%), tessile-abbigliamento-moda (58%).

Rispetto a un anno fa, aumentano le opportunità di assunzione per i giovani “under 30” che sfiorano le 132mila unità, pari al 31,6% delle entrate complessive previste dalle imprese (+3,4 p.p. rispetto a marzo 2022). ICT, industrie della carta e stampa, commercio, servizi finanziari e assicurativi e industrie meccatroniche si distinguono perché stanno ricercando giovani per oltre il 40% dei contratti da attivare. La quota di assunzioni che le imprese prevedono di ricoprire ricorrendo a immigrati si attesta sul 18,8% delle entrate complessive, in crescita rispetto al 16,8% di marzo 2022 (+2 p.p.). Logistica, servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone, industrie metallurgiche, industrie del legno-arredo e costruzioni sono i settori in cui la necessità di lavoratori immigrati superiora il 20% degli ingressi programmati.

Il flusso delle assunzioni è caratterizzato da una prevalenza di contratti a tempo determinato (215 unità; 51,4% del totale), seguono i contratti a tempo indeterminato (88mila; 21,2%) e quelli in somministrazione (45mila; 10,7%).

Sotto il profilo territoriale è da sottolineare l’elevato mismatch riscontrato dalle imprese nel Nord est per cui sono difficili da reperire circa il 54% dei profili ricercati con punte del 59,1% per il Trentino-Alto Adige.

(...)


[1] Le previsioni del mese di marzo si basano sulle interviste realizzate su un campione di quasi 116.000 imprese. Le interviste sono state raccolte nel periodo 26 gennaio 2023 – 13 febbraio 2023.

[2] Istruzione e servizi formativi privati, Sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati, Servizi ricreativi, culturali e altri servizi alle persone.

15 Marzo: Long Covid Day. Il Gemelli capofila mondiale nel Long Covid Pediatrico



 15 Marzo: Long Covid Day. Il Gemelli capofila mondiale nel Long Covid Pediatrico

 

Al Policlinico Gemelli fino a oggi seguiti 3900 pazienti adulti e 230 pediatrici con Long Covid

L’11 marzo del 2020 l’OMS dichiarava il Covid una pandemia. E mentre oggi il mondo fa ogni sforzo possibile per gettarsi alle spalle la fase acuta di questo disastro, la rivista scientifica Lancet ci ricorda che almeno 65 milioni di persone convivono con il ‘Long Covid’, una condizione multisistemica debilitante che devasta la qualità di vita di molti, per mesi o anni. Il Long Covid è molto democratico, è colpisce sia grandi che piccoli, forse addirittura il 10-20% di chi ha superato un’infezione da SARS CoV-2, anche di grado lieve. E per tenere ben in vista il problema, un movimento lanciato da Angela Laffin, paziente con Long Covid della prima ondata, ha deciso di istituire per il 15 marzo, il Long Covid Awareness Day (Giornata internazionale della consapevolezza sul Long Covid). La Giornata viaggerà sui social con gli hashtag #LongCovidAwarenessDay e #LongCovid che accompagneranno immagini di attività che le persone con Long Covid non riescono più a svolgere. Il simbolo della giornata, disegnato da Tracey Thomson, è un ‘fiocchetto’ a tre colori: grigio come la tristezza della pandemia, nero della solitudine e verde acqua a simboleggiare la speranza.

Le cause del Long Covid non sono note, ma ricercatori di tutto il mondo sono impegnati a far luce su questa misteriosa condizione. Anche l’1% circa dei bambini riduci da un’infezione da SARS CoV-2 sviluppa segni e sintomi, riconducibili al quadro del Long Covid. Fino a poche settimane fa però l’OMS aveva messo a punto una definizione ufficiale di long Covid solo per gli adulti. “E la mancanza di una definizione pediatrica – ricorda il dottor Danilo Buonsenso, dirigente medico presso la UOC di Pediatria della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, docente di Pediatria all’Università Cattolica ed esperto mondiale riconosciuto di Long Covid pediatrico - ovviamente creava tutta una serie di limitazioni per il riconoscimento della malattia in questa fascia d’età, ma anche in ambito di ricerca per la standardizzazione dei lavori, le classificazioni, ecc. Per questo motivo – prosegue Buonsenso - l’OMS qualche mese fa ha organizzato un tavolo di ricerca che ha coinvolto esperti nella gestione del Long Covid da tutto il mondo, oltre a genitori e pazienti stessi, per sviluppare un processo attraverso il quale si è arrivati alla definizione di Long Covid pediatrico, che è stata pubblicata lo scorso febbraio sul portale dell’OMS. Anche noi del Gemelli siamo stati coinvolti in questo tavolo di lavoro essendo stati il primo centro al mondo a segnalare l’esistenza del Long Covid in età pediatrica e a pubblicare le prime evidenze di una certa rilevanza sul tema”.

La definizione dell’OMS. Si parla di long Covid in età pediatrica quando bambini, sani prima del Covid, sviluppano segni e sintomi persistenti per almeno 2 mesi dopo l’infezione, legati a problematiche di salute nuove, non spiegabili da altre diagnosi. Questi sintomi comprendono astenia cronica, facile affaticabilità, problemi cognitivi, vuoti di memoria, dolori muscolo-scheletrici, problematiche cardiache (dolori toracici, alterazioni del ritmo cardiaco, miopericarditi, ecc) e soprattutto una scarsissima tolleranza a sforzi anche lievi. “Vediamo ragazzi che praticavano sport più volte al giorno e che dopo il Covid presentano una facile affaticabilità, anche solo facendo un piano di scale. Ad oggi – ammette il dottor Buonsenso - non abbiamo una terapia perché non sappiamo ancora come mai alcuni pazienti sviluppino il Long Covid. Ma il nostro e altri gruppi stanno lavorando allo studio di nuovi biomarcatori di Long Covid. Dai dati preliminari al riguardo siamo abbastanza ottimisti; nei prossimi mesi riusciremo a capire meglio perché alcuni pazienti sviluppano il long Covid e altri no. Al momento non c’è ovviamente una terapia specifica quindi offriamo trattamenti personalizzati in base alle problematiche principali riscontrate, paziente per paziente. Nei bambini con cefalee croniche si attivano i percorsi terapeutici tipici delle cefalee croniche in età pediatrica; per quelli con alterazioni del ritmo cardiaco, è prevista la somministrazione di farmaci anti-aritmici; per quelli con miocardite cronica o vascolari, la terapia antiaggregante o anticoagulante. Sono infine allo studio alcune terapie per l’astenia”.

 

https://www.who.int/publications/i/item/WHO-2019-nCoV-Post-COVID-19-condition-CA-Clinical-case-definition-2023-1

 

 

 

martedì 17 gennaio 2023

CRISI: CRESCONO GLI ABBANDONI DI ANIMALI DA COMPAGNIA


 La crisi "morde" gli italiani che per risparmiare rinunciano anche agli animali da compagnia. Il report di Coldiretti, stilato in occasione della festività di Sant' Antonio Abate patrono degli animali,  fa  registrare, infatti un boom di quello che possiamo considerare uno dei reati più odiosi: l'abbandono degli animali da compagnia. 

Con il boom degli abbandoni cala la presenza di animali da compagnia nelle case degli italiani con cani, gatti, uccellini, tartarughe e anche rettili in 1 famiglia su 3 (37,7%) rispetto ai record di crescita fatti segnare negli anni del Covid. E’ quando emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Eurispes in occasione della tradizionale benedizione di Sant’Antonio Abate, il Patrono degli animali che il 17 gennaio vede da nord a sud della penisola il ripetersi del rito la benedizione dalla variegata moltitudine di esemplari presenti nelle case, nelle stalle, ovili e nei pollai come in Piazza San Pietro a Roma, con gli animali della fattoria Italia che popolano le campagne nazionali alla presenza del presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

E se con la pandemia Covid – sottolinea la Coldiretti – la percentuale degli animali da compagnia nelle case degli italiani è salita dal 33,6% del 2019 al 39,5% nel 2020 fino al 40,2% del 2021, nell’ultimo anno – evidenzia la Coldiretti – le presenze sono diminuite, anche a causa degli abbandoni di cani e gatti che hanno superato quota 57mila nell’ultimo anno, secondo l’Enpa. Un fenomeno – continua Coldiretti – spinto non solo da immaturità, noia o disinteresse verso la sorte degli animali, ma anche dalla crisi economica che ha colpito molte famiglie con l’aumento dei prezzi che ha inciso sui bilanci domestici.

Il 60% di chi ospita animali domestici spende mensilmente tra i 30 e i 100 euro – evidenzia Coldiretti - e solo il 22% meno di 30 euro mensili, mentre il 18% di chi ha un animale gli dedica un budget che va dai 100 ai più di 300 euro al mese, secondo l’Eurispes. Gli animali più diffusi nelle case sono i cani con il 44,7% delle presenze e i gatti con 35,4%.

Ma a minacciare i migliori amici dell’uomo è anche il business criminale legato al mercato nero che, fra allevamenti clandestini in Italia e arrivi illegali dall’estero, coinvolge oltre 400mila cuccioli per un giro d’affari da 300 milioni di euro all’anno, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Osservatorio Agromafie. I trafficanti documentazione contraffatta che attesta la falsa origine italiana degli animali e riporta trattamenti vaccinali e profilassi mai eseguiti, con i cuccioli il più delle volte trasportati nascosti e pressati dentro contenitori, doppi fondi ed altri ambienti chiusi, stipati in furgoni e camion che percorrono lunghi tragitti.

Ad esserne colpiti – continua Coldiretti – sono, oltre che gli allevatori ed i rivenditori onesti, in primo luogo gli animali stessi, vittime quasi sempre di maltrattamenti ed abusi. Quello dei cuccioli clandestini – conclude la Coldiretti – è un commercio che talvolta si realizza anche con la complicità di chi ricicla nel mercato legale animali di provenienza illegale.